I primi salitori
I primi salitori di cui si ha memoria documentata del Brenta, sono stati i componenti della comitiva guidata da Giuseppe Loss nel 1865 che scalò il 20 luglio la vetta più alta, all'epoca, del gruppo, Cima Tosa, seconda tappa della Via delle Normali. Sempre in questa tappa, puoi ripercorrere gli stessi passi di cresta, che furono teatro di una serie di tentativi da parte di Nicolussi e Schulz nel 1884, verso la cima del Crozzon di Brenta.
La terza tappa ti porta in uno degli angoli più epici del Brenta, il Campanile Alto che si erge non lontano dal famoso Campanile Basso che ha dato per decenni un bel filo da torcere ad alpinisti di grido. Solo nel 1897 due alpinisti di Innsbruck, Ampferer e Berger, riuscirono ad evitare un tratto strapiombante, impossibile da superare con le calzature dell'epoca.
Avrai notato che le Vie Normali sono sempre ben appigliate, facilmente individuabili. I primi salitori, infatti, non avevano la dotazione di cui oggi disponiamo, come le scarpette da arrampicata, l'imbrago, la corda dinamica. Fino al ‘900, chi scalava utilizzava scarponi, con suole non propriamente adatte all'aderenza su roccia, la corda era rigida, di canapa, l'imbrago non esisteva e la sicurezza si faceva tramite cunei di legno e clessidre; i chiodi da roccia sono stati inventati nei primi anni del 1900.